Come può aiutare la psicoterapia nella gestione della rabbia?
In psicologia clinica e in particolare all’interno del modello di psicoterapia cognitivo costruttivista si distinguono principalmente due tipi di rabbia: la “rabbia da attaccamento” e la “rabbia da competizione”.
La “rabbia da attaccamento” è la rabbia che si prova nei confronti delle persone con cui abbiamo una relazione intima, importante, sulla quale si fa affidamento per avere supporto e cura. Si tratta per esempio delle relazioni coi genitori, figli, partner e amici stretti.
La rabbia all’interno delle relazioni importanti può essere generata da molte situazioni a seconda della personalità di ciascuno. Alcuni esempi tipici sono: situazioni di separazione o abbandono reale o temuto della persona a cui si è legati, situazioni in cui non ci si sente visti e riconosciuti nei propri bisogni, situazioni in cui l’altro non corrisponde le nostre aspettative.
La “rabbia da competizione” è la rabbia che si prova nel momento in cui ci si sente schiacciati o sottomessi da qualcun altro, quando si ha la sensazione di subire un torto ingiustificato. Comprende anche tutte quelle situazioni in cui si sente di essere vittime di un’ingiustizia.
Come tutte le emozioni, la rabbia è di per sé funzionale e utile per far valere le proprie ragioni e i propri bisogni profondi o per gestire sentimenti dolorosi di perdita. Può diventare problematico semmai il come viene gestita e se influenza negativamente la qualità della vita e delle relazioni.
La psicologia clinica e la psicoterapia possono aiutare nel migliorare la regolazione della rabbia qualora crei problemi sia in termini di disagio individuale, sia all’interno delle relazioni. Due situazioni problematiche, che spesso si verificano, sono le esplosioni di rabbia incontrollate (accompagnate spesso da rotture di oggetti e aggressività verbale) e la rabbia che rimane attiva, anche dopo diverso tempo dall’evento che l’ha scatenata.
Gestire le esplosioni di rabbia incontrollate: le esplosioni di rabbia possono variare molto di intensità. Ciò che le può rendere problematiche è la frequenza con cui accadono e il fatto che siano la modalità prevalente di manifestazione della rabbia.
A portare all’esplosione è una rabbia ad altissima intensità che tuttavia è sempre preceduta da momenti in cui la rabbia è già presente, ma a livelli inferiori. Le persone che hanno esplosioni di rabbia tipicamente non percepiscono la rabbia quando è a bassa intensità, oppure, se la percepiscono, cercano di reprimerla, finché non diventa troppo intensa e come in una pentola a pressione, scoppia.
L’intervento psicologico in questo caso prevede due fasi: 1) aiutare la persona a percepire la propria rabbia anche quando è a livelli di intensità bassi; 2) aiutare la persona a regolare e gestire la rabbia quando è a livelli bassi e medi prima di arrivare all’esplosione, attraverso strategie che si adattano a seconda delle situazioni.
Gestire la rabbia che si mantiene nel tempo: in questi casi l’intervento psicoterapeutico può basarsi sulla gestione dei pensieri e del rimuginio che mantiene attiva la rabbia. La rabbia infatti di per sé si esaurirebbe da sola fisiologicamente, ma molto spesso viene costantemente riattivata dai pensieri che tornano sull’evento scatenante, mantenuti a loro volta dalla rabbia che si riattiva in un circolo vizioso. Una tecnica molto utile in questi casi è quella della Mindfulness, che aiuta a lasciar andare i pensieri disfunzionali.
Una volta acquisite le strategie per la gestione e la regolazione della rabbia, la psicoterapia può lavorare sulle cause profonde della rabbia e aiutare la persona a dare un significato alla propria rabbia alla luce della proprie caratteristiche personali e della propria storia di vita. Questo passaggio è particolarmente importante, in quanto spesso i problemi legati alla rabbia sono la punta dell’iceberg di problematiche più profonde.
Dott.ssa Giulia Calesella
Psicologa
Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris
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