Come gestire tristezza, rabbia, paura, ansia, vergogna…nei momenti in cui queste emozioni ci causano sofferenza?
Le emozioni in generale sono dei segnali del nostro sistema corpo-mente. Le emozioni hanno un’utilità da un punto di vista evoluzionistico nella nostra specie. Secondo la teoria delle emozioni di Charles Darwin alcune emozioni sono innate negli esseri umani, così come è innata la capacità di riconoscere tali emozioni negli altri attraverso le espressioni facciali.
Darwin per esempio aveva individuato come emozioni di base innate, la gioia, la sorpresa, la rabbia, Il disgusto, la paura e la tristezza. Su sei, quattro sono considerate generalmente emozioni negative. Eppure queste emozioni giocano un ruolo importante nella sopravvivenza.
La sensazione di disgusto e l’espressione di disgusto negli altri ci comunica che una certa cosa è cattiva e sgradevole e che è bene evitarla. Questo è particolarmente importante per evitare ad esempio cibi velenosi o tossici per l’organismo.
La tristezza aiuta l’organismo a fermarsi e a recuperare energie, rallentando; inoltre esprimere tristezza rappresenta una richiesta di aiuto che permette di far avvicinare gli altri e ottenere conforto da parte loro.
La paura è un’emozione fondamentale la sopravvivenza fisica: attiva infatti il sistema di attacco/fuga, detto anche “fight or flight”. La paura è un’emozione che ci segnala un pericolo per l’incolumità al quale possiamo rispondere a seconda delle circostanze, lottando o fuggendo.
Le emozioni “negative” non sono quindi negative di per sé, ma siamo noi che le giudichiamo tali, e spesso proprio così facendo le trasformiamo in sofferenza emotiva. Le “terapie della terza ondata” ossia i più moderni modelli di psicoterapia sottolineano il fatto che le emozioni di per sé tendono a salire di intensità, avere un picco, e poi piano piano scendere e sparire da sole.
Attribuire un giudizio negativo a una certa emozione, cercare di evitarla, vergognarsene, rimuginare, sono comportamenti che amplificano e mantengono attiva l’emozione negativa trasformandola nella percezione di “stare male”. La via per gestire al meglio le emozioni negative è accettarle e e attribuire loro un significato coerente con ciò che sta accadendo nella propria vita.
Per esempio: L. ha paura di non passare un esame all’università. Ogni volta che apre il libro si sente male la paura diventa fortissima, sente mancargli il respiro e il cuore che gli va a mille e alla fine chiude il libro e non studia. Questo meccanismo di evitamento prosegue finché L. arriva al giorno dell’esame impreparato e decide di non presentarsi nemmeno. Questo potrebbe generare poi una catena di sofferenza e disagio.
In questo esempio L. non tollera la paura, la ritiene troppo sgradevole e arriva a cercare di evitarla del tutto. Allenarsi ad accetare e tollerare la paura permette invece di scegliere come comportarsi, in questo caso, ad esempio, andare avanti a studiare anche se si percescono gli stati fisici sgradevoli tipici della paura, e lasciare che man mano svaniscano da soli.
Scardinare alcuni comportamenti disfunzionali nella gestione delle emozioni è spesso molto difficile senza un aiuto psicologico. Semplicemente dirsi che bisogna smettere di rimuginare su qualcosa che ci fa arrabbiare, o dirsi che è sbagliato giudicare la tristezza come “una cosa per deboli” non cambierà il meccanismo a livello profondo e duratuto.
Uno dei metodi più efficaci per allenarsi ad accettare le emozioni spiacevoli è senz’altro la Mindfulness. La Mindfulness sottolinea infatti l’accettazione del momento presente così com’è, anche se abbiamo paura, siamo tristi o arrabbiati. La tristezza, la rabbia, la vergogna, hanno motivo di esserci in quel momento, significa che nella nostra vita è accaduto qualcosa che ci ha fatto sentire in quel modo. Un’emozione, seppur spiacevole, non è mai sbagliata.
Dott.ssa Giulia Calesella
Psicologa
Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris
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