Le conseguenze psicologiche del dolore cronico e come gestirle.
Per dolore cronico si intende un dolore che persiste più a lungo del corso naturale della guarigione che si associa a un particolare tipo di danno o di malattia, oppure un dolore che persiste per un tempo maggiore di tre mesi.
Il dolore cronico è una condizione medica complessa che può necessitare un intervento psicologico. Come segnalato dalle linee guida del Ministero della Salute sulla gestione del dolore cronico “esiste un’elevata correlazione (dall’86,5% al 90%) tra dolore cronico e disturbi psichici” soprattutto depressione, ansia e dipendenza o abuso di sostanze (come analgesici, alcol e sedativi).
Il dolore cronico è infatti una condizione che può influenzare negativamente la quotidianità di una persona, peggiorando il benessere psico-sociale. Il dolore può avere conseguenze su vari piani:
– Cognitivo: limita la capacità di attenzione su un compito, di ragionamento e di memoria. Una mente impegnata a sopportare dolore costantemente è una mente stanca e affaticata che ha meno risorse per altre attività.
– Emotivo: il dolore può portare a esaurimento emotivo con forme di depressione reattiva al dolore.
– Comportamentale: il dolore può limitare le azioni della vita quotidiana, compresi hobby e attività piacevoli che la persona era abituata a svolgere.
Le conseguenze del dolore sul funzionamento mentale possono spesso portare a loro volta a problematiche a livello sociale e relazionale, quali:
-Difficoltà sul lavoro: le difficoltà di attenzione, ragionamento e memoria possono comportare un abbassamento delle performance lavorative, con ulteriore stress e senso di inadeguatezza.
– Difficoltà in famiglia: il dolore cronico può comportare una limitazione del proprio ruolo familiare, ad esempio come partner o genitore. Spesso il dolore porta a uno stato di maggior dipendenza dalle persone significative.
–Difficoltà nelle relazioni sociali. Come quelle familiari, anche le relazioni sociali più allargate possono risentire delle conseguenze di uno stato di malessere come il dolore cronico. Lo spazio per le relazioni viene infatti spesso ridotto o condizionato dallo stato di malessere fino, in alcuni casi, ad un vero e proprio ritiro sociale.
Alla luce di ciò, le linee guida dell’OMS per la gestione del dolore indicano come opportuno l’intervento psicologico per la gestione delle conseguenze psico-sociali del dolore cronico, sia con supporto psicologico, sia con psicoterapia nel caso in cui emergessero veri e propri disturbi depressivi o d’ansia.
Infine si sottolinea che il dolore cronico può essere anche un vero e proprio sintomo psicosomatico, collegato non ad una lesione organica, ma ad una problematica psicologica. In questo caso la psicoterapia è l’intervento di elezione.
Dott. ssa Giulia Calesella
Psicologa Psicoterapeuta
Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris
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