capacità relazionali

Diritti nelle relazioni

Sai quali sono i tuoi (e altrui) diritti nelle relazioni?

Lo sapevi che per vivere delle relazioni sane, positive ed autentiche occorre conoscere i diritti assertivi?
Si tratta di principi universali che disciplinano i rapporti interpersonali sulla base di criteri di giustizia e di uguaglianza tra le persone.
I diritti permettono un’apertura al confronto con l’altro senza cedere a manipolazioni (consapevoli o inconsapevoli). Contribuiscono quindi a creare delle relazioni funzionali, aumentare la propria autostima e a perseguire i propri obiettivi, nel rispetto di sé e dell’altro.

“Comportarsi in modo assertivo vuol dire bilanciare i bisogni degli altri coi propri”
Cit. Edoardo Giusti

Il decalogo per vivere delle relazioni sane
Di seguito trovi i dieci precetti da riconoscere a noi stessi e agli altri.

1 – Hai il diritto di essere l’unico giudice di te stesso.
Gli altri possono influenzare il processo che conduce ad una nostra decisione, ma la scelta definitiva infine spetta a noi.
2 – Hai il diritto di non giustificare il tuo comportamento.
Giustificando ogni singola azione e modificando le nostre azioni sulla base del possibile giudizio altrui metteremo in atto comportamenti che non si allineano ai nostri desideri.
3 – Hai il diritto di decidere se occuparti dei problemi degli altri.
Possiamo essere preoccupati per gli altri e provare compassione per loro, ma non dobbiamo mai dimenticarci delle nostre necessità e del fatto che non abbiamo diretto controllo sulla vita e la felicità altrui.
4 – Hai il diritto di cambiare idea.
Imporsi di non cambiare mai idea e ancorarsi in modo rigido alle proprie abitudini può essere spesso una scelta inefficace in quanto la vita ed il mondo sono mutevoli.
5 – Hai il diritto di sbagliare – assumendoti le responsabilità delle conseguenze
Errare humanum est! Attraverso i nostri errori impariamo molto. Ignoriamo chi cerca di convincerci che un errore è indice della nostra inadeguatezza e che sbagliare implica sempre provare colpa.
6 – Hai il diritto di dire ‘non lo so’
Non siamo “tuttologi”. Abbiamo anche il diritto di non sapere.
7 – Hai il diritto di essere indipendente dalla benevolenza degli altri
Il nostro comportamento deve procedere guidato dalle nostre convinzioni e preferenze, più che dal timore di perdere la stima e l’amore degli altri. Chi ci ama in modo incondizionato non ci abbandonerà.
8 – Hai il diritto di prendere decisioni “di pancia”
Questo diritto esprime la necessità di svincolarsi dai giudizi di chi sostiene che nel compiere una decisione si dovrebbe ascoltare solo la razionalità. L’essere umano è invece un essere emotivo e non logico. La logica può essere d’aiuto in diversi ambiti, ma non è la sempre la strategia migliore.
9 – Hai il diritto di dire ‘non capisco‘
Chiedere chiarimenti è sempre un nostro diritto, specialmente se l’interlocutore si esprime in modo astratto e vago. Mettere in pratica questo diritto implica anche superare credenze irrazionali quali: “chiedere due volte la stessa cosa è da stupidi”.
10 – Hai il diritto di dire ‘non mi interessa’
Non possiamo occuparci di tutto. Ogni tanto è necessario anche dichiarare che qualche cosa non ci interessa.

Il corso per vivere delle relazioni più efficaci

Presso il Centro Polaris, a Bussolengo (Verona), è in partenza un corso per imparare a comunicare efficacemente con gli altri.
Sono previsti 7 incontri, che si terranno di giovedì dalle 18:00 alle 19:45 rispettando i seguenti temi:
8 settembre: sei passivo, aggressivo o assertivo? Scopri il tuo stile comunicativo
22 settembre: Riconosci i diritti assertivi per vivere delle relazioni sane
6 ottobre: CambiaMENTO= cambiaMENTE: i pensieri che ti aiutano a stare bene con gli altri
20 ottobre: Come dire “no” senza sentirti in colpa
3 novembre: Esprimi ciò che pensi con le tecniche assertive
17 novembre: Come formulare delle critiche costruttive
1 dicembre: Come rispondere alle manipolazioni

Ogni incontro prevede una parte teorica in cui apprendere le strategie e una parte in cui far pratica.  Le attività saranno svolte in gruppo, al fine di avere la possibilità di esercitarsi, in un contesto protetto e non giudicante.

Il costo 

Il costo per partecipare ai 7 incontri è di 110 euro. Il numero di partecipanti è limitato.

Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla

Dott.ssa Valentina Nicolosi 

3479960346 

info@valentinanicolosi.it

Dott.ssa Valentina Nicolosi

Psicologa Psicoterapeuta

Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris

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Relazioni “sane”

Sei in una relazione sana?

Ogni rapporto di coppia è unico, con i propri alti e bassi, ma non tutte le relazioni sono sane e soddisfacenti. Spesso ci si ritrova incastrati in rapporti solo apparentemente appaganti, mentre in realtà si rivelano disfunzionali, comportando tensioni e sofferenze.
Se davvero desideriamo costruire una relazione sana è necessario imparare a riconoscere quali sono le caratteristiche che la rendono duratura e in grado di funzionare.

Un rapporto di coppia sano è caratterizzato dai seguenti elementi:

1. Rispetto reciproco. Valorizzare le qualità individuali del proprio partner, rispettando le sue scelte, il modo di essere, le opinioni, gli spazi personali ed essere a nostra volta rispettati.
2. Comunicazione libera. Sentirsi liberi di parlare apertamente di qualunque cosa, di esprimere sé stessi.
3. Indipendenza emotiva. Non ricercare la propria felicità nell’altro, ma essere emotivamente indipendenti.
4. Autonomia. Mantenere la propria identità e individualità. Esistono spazi di autonomia esterni alla relazione.
5. Sostegno reciproco. Sostenere il partner nei suoi obiettivi, condividendo successi e problemi e ricevere sostegno a nostra volta.
6. Fiducia. Il rapporto si basa sulla fiducia, entrambi i partner sono onesti e sinceri.
7. Valori. Rispettare i valori individuali e crearne altri comuni e condivisi dalla coppia.
8. Priorità. Entrambi i partner coltivano la relazione e ne fanno di essa una priorità.
9. Discussioni. Entrambi i partner sono capaci di affrontare le discussioni e gestire i conflitti.
10. Argomenti tabù. Non evitare argomenti difficili per paura della reazione dell’altro.
11. Sesso. Nel rapporto c’è passione ed entrambi i partner sono soddisfatti sessualmente. Si parla liberamente dei propri gusti, desideri e fantasie.
11. Confini prestabiliti. Non invadere lo spazio dell’altro e rispettare la sua privacy.
13. Passato. Accettare il passato dell’altra persona, senza portare il peso di questo nella relazione attuale.

Dott.ssa Piera Tettamanti

Psicologa Psicoterapeuta

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La rottura amorosa

Come superare una rottura amorosa? Segui questi semplici consigli.

Scrivere la parola fine ad una relazione amorosa non è mai semplice, è un’esperienza molto dolorosa e necessita di un certo tempo per la sua elaborazione.

Nella fase post rottura oltre al dolore, si attraversa un profondo senso di solitudine e malinconia. Spesso diventiamo improvvisamente abulici e indifferenti alla vita, sembra che il mondo ci sia improvvisamente crollato addosso.

Ci sentiamo smarriti, travolti dai ricordi e sopraffatti dalle emozioni; ripensiamo costantemente all’ex partner, chiedendoci dove abbiamo sbagliato, facendolo diventare il nostro principale argomento di conversazione.

Ecco alcuni semplici suggerimenti per vivere questa esperienza e superare la rottura:

Datti tempo e spazio per vivere le tue emozioni. La miglior cura in questo momento è il tempo. Le emozioni, anche se dolorose vanno vissute. Cercare di rifuggirle distraendosi in ogni modo non fa che rimandare l’inevitabile.
Investi nella relazione con te stesso. Questo è un buon momento per esplorare chi sei, capire veramente quello che vuoi e quello di cui hai bisogno. Prenditi del tempo per stare realmente solo. Cogli l’occasione per concentrati sui tuoi sentimenti e le tue emozioni.
Concentrati sulle cose che ti fanno stare bene. Fai esercizio fisico, cura il tuo aspetto, dedicati a un hobby, riunisciti con gli amici. Cerca nuove attività e nuove motivazioni.
Mantieni le distanze dall’ex partner. Se l’altro ha deciso di allontanarsi e interrompere il rapporto, la cosa migliore da fare è prendere le distanze.
Cerca di rimuovere gli oggetti che ti ricordano la relazione. Evita di andare a vedere le vecchie foto, rileggere messaggi e controllare i social.
Circondati di persone che ti vogliono bene.
Incontra nuove persone ma senza particolari aspettative e con l’unica intenzione di stare bene.
Inizia a riguardare il rapporto in maniera obiettiva. Spesso, dopo una rottura, si tende a ricordare solo i bei momenti passati con il proprio ex, tralasciando completamente gli aspetti negativi della relazione.

La chiave per uscire da questo periodo così difficile però non è distrarsi, in quanto non è il rimedio definitivo, ma solo una soluzione a breve termine.

È molto difficile ritrovare il proprio equilibrio dopo fine di una storia; se senti di avere difficoltà a superare la fine della tua relazione rivolgerti al Centro Polaris di Bussolengo, troverai degli specialisti che ti aiuteranno ad affrontare questo momento doloroso.

Dott.ssa Piera Tettamanti

Psicologa Psicoterapeuta

Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris

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Cosa vuol dire stare insieme a qualcuno?

Nuove configurazioni nelle relazioni di coppia e necessità di cambiamento

In questo breve articolo proveremo a capire meglio quali sono le caratteristiche principali di una relazione di coppia al giorno d’oggi e i cambiamenti avvenuti rispetto al passato.

Gli studiosi concordano sul fatto che per comprendere le nuove configurazioni di coppia e famigliari dobbiamo tenere conto di diversi aspetti: sociali, culturali, storici, interpersonali e soggettivi.

Zanatta (2003) spiega la debolezza dei legami attuali considerando che “paradossalmente è proprio l’aver posto l’amore a fondamento del matrimonio moderno e contemporaneo uno dei fattori che hanno reso più fragile di un tempo l’unione coniugale”.

In passato, infatti, l’unione matrimoniale era di per sé garanzia di un legame duraturo e funzionale alla composizione della coppia e della futura famiglia. Temi quali divorzio e separazione erano socialmente non accettati e quindi più infrequenti.

Bauman (2003) parla di amore liquido, ossia un amore “senza impegno”, un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame.

Altro fattore sociale da considerare è l’avvento della comunicazione attraverso i social media che ha sicuramente allargato la possibilità di entrare in contatto con un maggior numero di persone, a sperimentarsi in nuovi “giochi relazionali” che possono rappresentare un rischio per la stabilità della coppia stessa. Uno studio del 2019 (Lee J., Gillath O., Miller A.) ha rilevato che le persone che utilizzano con più frequenza i social e quindi condividono maggiori informazioni, tendono ad avere delle relazioni meno soddisfacenti e più conflittuali.

La relazione di coppia oggi non si limita più alla famiglia e alla procreazione, e non si esaurisce neppure nella sessualità e nei sentimenti, ma mette in gioco molte altre dimensioni che portano inevitabilmente ad un confronto di personalità e di mentalità. Negli anni passati, infatti, i coniugi avevano ruoli e funzioni specifiche (padre e madre), c’era poco spazio per la condivisione e quindi per una conoscenza più intima dell’altro in quanto persona (e non solo come partner).

Anche le aspettative che riversiamo sull’altro sono cresciute: la persona con cui decidiamo di stare deve essere attenta, premurosa, e in qualche maniera deve soddisfare i nostri bisogni (affettivi, emotivi, di relazione); permane un forte desiderio di intimità che non può essere soddisfatto attraverso rapporti occasionali e richiede una certa continuità.

È chiaro che quelli descritti sono soltanto alcuni aspetti più generali che riguardano cambiamenti avvenuti a livello socio culturale ma quello che interessa maggiormente quando una persona sceglie di intraprendere un percorso di psicoterapia è comprendere quello che accade sul piano soggettivo, quali sono le difficoltà che la persona incontra nello sperimentarsi in una relazione che preveda la presenza dell’altro. Spesso accade che attraverso la terapia è la persona stessa che riconosce alcune modalità ricorrenti di porsi in relazione che non le permettono di stabilire un rapporto duraturo e soddisfacente e quindi la volontà di apportare un cambiamento con il supporto di uno specialista.

Bibliografia:

Bauman, Z.(2006), Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi, Roma- Bari, Laterza Editori

Zanatta, A.L. (2003), Le nuove famiglie. Felicità e rischi delle nuove scelte di vita, Bologna, Il Mulino

J Lee, O Gillath, A Miller (2019), Effects of self-and partner’s online disclosure on relationship intimacy and satisfaction, Plos one

Dott. Vincenzo Bruno

Psicologo Psicoterapeuta

Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris

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Anche oggi devo andare al lavoro!

Il lavoro come fonte di stress e gli effetti sulla propria vita personale

Il luogo di lavoro è il posto dove le persone trascorrono gran parte delle loro giornate. In esso ci sperimentiamo non solo dal punto di vista del ruolo professionale che siamo chiamati a ricoprire, ma anche personalmente.

Al lavoro infatti si attivano dinamiche relazionali, di gruppo, aspettative e, qualche volta, anche esperienze spiacevoli che non ci consentono di vivere l’ambiente lavorativo come un contesto gradevole.

Nella pratica clinica, spesso le persone riportano le difficoltà che incontrano durante lo svolgimento della loro attività lavorativa, perché è in questa che vengono messi in discussione i propri riferimenti, i significati delle proprie azioni, le intenzioni. Molte volte il meccanismo che si attiva è quello di ricercare la “causa” di quello che accade e del conseguente “stare male” soltanto al di fuori di sè (colleghi, datori, caratteristiche del lavoro), prestando poca attenzione a quelle che sono le caratteristiche più personali che possono influire più o meno favorevolmente su quello che si vive. Si attivano quindi vissuti di rabbia, di inadeguatezza, cambiamenti nell’umore, conflitti.

Proviamo ad immaginare al momento in cui attraversiamo la porta del nostro ufficio o della nostra postazione di lavoro e iniziamo ad interagire con i colleghi. Aldilà del compito specifico da svolgere, quello che facciamo non è molto diverso da quello che accade in altri contesti: le nostre interazioni sono guidate da tutto ciò che fa parte di noi, le nostre idee, i pensieri, gli atteggiamenti, i nostri modi di fare. Si aggiunge il fatto che spesso sul luogo di lavoro siamo costretti a relazioni forzate, non abbiamo la piena possibilità di scegliere con quali persone entrare in contatto maggiormente; sperimentiamo quindi che ciò che siamo, o sentiamo di essere, non si adatta facilmente all’ambiente con cui veniamo in contatto. Si può avvertire dunque disagio e malessere, poiché percepiamo noi stessi come non adeguati, non compresi, insoddisfatti, non ascoltati, scarsamente motivati.

È anche vero che la cultura organizzativa e le caratteristiche proprie del lavoro (carico di lavoro, turnazione, tempi e spazi) possono avere un forte impatto sulla salute dei lavoratori, ma quello su cui porre attenzione per superare un momento di difficoltà è concedere più importanza alle interpretazioni personali e ai vissuti soggettivi. Comprendere cosa la persona può fare, attivando prima di tutto le proprie risorse, sulla base delle specifiche caratteristiche personali, è il primo passo per procedere verso un reale cambiamento.

Che benefici può portare un percorso di psicoterapia?

Un percorso di psicoterapia in questo senso può essere utile se si pone l’obiettivo di ricostruire le esperienze attraverso una riflessione sui propri modi di entrare in contatto con gli altri e con sé stessi; l’obiettivo sarà quello di trovare, attraverso il supporto del terapeuta, la modalità più funzionale di vivere al meglio quello che accade proprio nello svolgimento di un’attività in un contesto specifico.

L’espressione del disagio correlato all’attività lavorativa può assumere varie forme: disturbi dell’umore, disturbi d’ansia (spesso crisi di panico), scarsa motivazione, faticabilità, sintomi fisici.

Diviene importante, quindi, dare ascolto a tali manifestazioni, ponendo come priorità la comprensione stessa del “sintomo”, la sua funzione e quali possono essere le condizioni che possono favorirne la comparsa. Nel corso degli incontri di psicoterapia la persona ha la possibilità di riflettere su quello che accade, partendo proprio dalle esperienze concrete che la coinvolgono. L’intento è quello di guardare oltre l’etichetta diagnostica che si può attribuire a ciascuna manifestazione del malessere (ansia, depressione ecc..), imparando a riconoscerla e gestirla, partendo da come questa viene vissuta soggettivamente.

Soltanto in questo modo la persona avrà accesso a parti di sé non ancora pienamente conosciute che potrebbero rappresentare la via più adeguata per il superamento del momento di disagio legato allo svolgimento della propria attività lavorativa.

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