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Onicofagia

Cos’è l’onicofagia? Come smettere di mangiarsi le unghie

L’onicofagia è un disturbo compulsivo che porta la persona a mangiarsi in modo ripetitivo e incontrollato le proprie unghie, le pellicine e/o le cuticole circostanti. Questo comportamento si manifesta soprattutto in periodi di nervosismo, noia e stress; ma può essere collegato a problematiche di ansia o di disturbo ossessivo-compulsivo.

L’onicofagia rientra nel disturbo del controllo degli impulsi, classificata tra i disturbi comportamentali e delle emozioni che si presentano durante l’infanzia e l’adolescenza.

All’origine spesso vi è una causa di natura psicologica:

Situazioni di stress e di ansia. Viene utilizzata per affrontare le emozioni negative provate in situazioni di ansia e stress, offrendo un senso di sollievo momentaneo, permettendo di scaricare il nervosismo e la preoccupazione.
Noia, frustrazione. Il mangiarsi le unghie emerge durante momenti di noia o di frustrazione in situazioni specifiche.
Problemi emotivi. Possono esserci delle problematiche associate, come ad esempio il disturbo ossessivo compulsivo o un disturbo d’ansia.
Problemi relazionali. L’onicofagia viene attuata per contenere le reazioni a contrasti interpersonali e ai disagi soggettivi.

Di seguito alcuni suggerimenti per smettere di mangiarsi le unghie:

Porre attenzione. Diventare consapevoli di quando accade. Si verifica in alcune situazioni specifiche? È importante analizzare il motivo per cui si verifica.
Accurata manicure. Tagliare le unghie e fare regolari manicure applicando lo smalto alle unghie.
Utilizzare uno smalto amaro. In commercio si possono trovare smalti che aiutano a contrastare questa abitudine.
Trovare un’alternativa comportamentale. Masticare un chewingum senza zucchero, quando ci si trova in una condizione di particolare tensione o in uno stato di noia.
Sostituire il mordere le unghie con altre abitudini più adeguate per scaricare la tensione (fare sport, tecniche di rilassamento).

Se non riuscite a smettere seguendo questi consigli, consigliamo di rivolgervi ad un professionista, in modo da affrontare questa problematica di natura psicologica, con un percorso mirato individualizzato.

Dott.ssa Piera tettamanti

Psicologa Psicoterapeuta

Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris

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Doc da relazione

L’ossessione di non amare abbastanza

Si parla di Doc da Relazione o Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione per definire una particolare forma di dubbio patologico centrato sul rapporto di coppia.

Durante una relazione è naturale avere incertezze, preoccupazioni e paure in alcuni periodi. Tuttavia, chi soffre di questo disturbo si trova a vivere in uno stato costante di dubbio, un pensiero ossessivo, riguardante le possibilità che la relazione non vada bene, che i sentimenti provati non siano abbastanza intensi o sufficientemente costanti o, ancora, che il proprio partner non sia quello giusto, che non sia abbastanza intelligente o abbastanza attraente.

Per cercare di alleviare l’ansia e il malessere connessi, la persona genera dei comportamenti sistematici, chiamati anche compulsioni. Ad esempio, si tende ad analizzare costantemente i propri sentimenti e lo stato di salute della relazione, comparando il proprio rapporto con quello di altre coppie; si ricercano rassicurazioni, oppure vengono evitate le situazioni che possono fare innescare le ossessioni.

Questo disturbo si distingue in due forme: con sintomi centrati sulla relazione oppure centrati sul partner. Nella forma centrata sulla relazione, i dubbi e le preoccupazioni si focalizzano sui sentimenti verso l’altra persona (Sono innamorato/a? È la relazione giusta per me? Lui/lei mi ama davvero?). Nel secondo caso i dubbi ossessivi riguardano l’aspetto fisico, morale o intellettivo del partner (Ma è davvero così bello? Non è poi così intelligente per me”).

Questi pensieri intrusivi hanno come conseguenza quella di abbassare notevolmente la qualità della vita non solo della persona che ne soffre ma anche della coppia.

Attraverso un percorso psicoterapeutico è possibile riconoscere e comprendere il disturbo e le conseguenze che scatena a livello personale e relazionale. Il focus della terapia è riconoscere che ciò che innesca la risposta ossessiva non è la carenza di un reale coinvolgimento emotivo, ma la presenza di alcune specifiche credenze irrazionali sulla relazione o sul partner che vanno adeguatamente trattate.

Dott.ssa Piera Tettamanti

Psicologa Psicoterapeuta

Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris

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