Restrizione dietetica: effetti e trattamento
Alcuni disturbi dell’alimentazione, tra cui l’anoressia nervosa, sono caratterizzati da una marcata restrizione dell’assunzione di calorie rispetto alle necessità. Presentano infatti un eccessivo focus sulla forma e sul peso corporeo, vissuti in modo estremamente insoddisfacente.
Gli effetti della restrizione dietetica
Gli effetti del sottopeso sono stati studiati dal Minnesota Starvation Study, esperimento condotto da Ancel Keys per indagare gli effetti psico-fisici di una significativa restrizione calorica.
Lo studio, durato 6 mesi, coinvolse 36 volontari, studenti universitari normopeso e in salute, a cui venne chiesto di: i) “bruciare” quotidianamente circa 3000kcal con attività varie, a fronte di un apporto calorico giornaliero dalla dieta di solo 1800 calorie; ii) perdere almeno 1 Kg a settimana fino a una riduzione totale di peso del 25%.
Presto i partecipanti cominciarono a essere affamati e a riportare diversi effetti fisiologici quali:
– ridotta tolleranza alle basse temperature;
– vertigini;
– affaticabilità;
– digestione lenta e difficile;
– dolori muscolari;
– ridotta libido;
– perdita di capelli;
– ridotta coordinazione;
– ipersensibilità al rumore e alla luce;
– ronzii nelle orecchie.
Inoltre, emersero rilevanti cambiamenti psicologici, cognitivi e sociali tra cui:
sbalzi d’umore;
depressione, apatia e ritiro sociale;
irritabilità;
ansia e ipocondria;
diminuzione della capacità di concentrazione e di attenzione.
Anche dal punto di vista del comportamento emersero delle alterazioni:
– smisero di frequentare le lezioni universitarie per la comparsa di affaticabilità e per la riduzione della motivazione;
– presentarono ideazioni ossessive e rituali rispetto al cibo (es. alcuni sminuzzavano il cibo in piccoli pezzi per farlo sembrare di più, tutti iniziarono a mangiare più lentamente o a masticare continuamente chewing-gum per attenuare il senso di fame ecc.)
– iniziarono a collezionare libri di cucina e di ricette in quanto il cibo era diventato un pensiero fisso
– ridussero l’attività fisica, diventando stanchi, deboli e rallentati.
Molti non riuscirono ad aderire alla dieta manifestando episodi bulimici associati a senso di colpa. Anche coloro che terminarono l’esperimento per mesi presentarono frequenti abbuffate, come effetto biologico di “compensazione” al sottopeso.
Perché è importante intervenire sul basso peso corporeo
Il Minnesota Starvation Study ci mostra che è importante intervenire sul basso peso nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione perché:
1. molti sintomi presentati (es. sbalzi d’umore, isolamento sociale, disturbi del sonno, senso di pienezza precoce ecc.) sono in realtà causati dal basso peso;
2. la vera personalità delle persone con disturbi dell’alimentazione è spesso “celata” dagli effetti del basso peso (che porta spesso rigidità, ossessività, insicurezza ecc). Soltanto normalizzando il peso emergerà il “vero sé”.
3. determina gravi danni alla salute (per es. osteoporosi, aritmie cardiache) e può talvolta portare alla morte.
4. contribuisce a mantenere il disturbo dell’alimentazione attraverso vari meccanismi. Infatti può insturarsi un circolo vizioso di restrizione con perdita di controllo seguita da sensi di colpa, depressione e fallimento che porta ad un irrigidimento della restrizione dietetica.
A chi rivolgersi
Per la cura dei disturbi dell’alimentazione è importante rivolgersi a specialisti che si occupano specificamente di queste problematiche, come quelli presenti al Centro Polaris di Bussolengo (Verona).
Il trattamento prevede tre step:
– analizzare i motivi che spingono ad adottare una restrizione calorica, condividere i meccanismi con cui si mantiene il disturbo dell’alimentazione e evidenziare i costi e i vantaggi di iniziare il trattamento;
– affrontare la dieta ferrea e ridurre l’eccessiva importanza attribuita al peso e al corpo nella valutazione di sé;
– ridurre il rischio di ricadute sviluppando specifiche competenze.
Dott.ssa Valentina Nicolosi
Psicologo Psicoterapeuta
Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris
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