Conoscere per prendersi cura del proprio benessere psicologico
Il prendersi cura della sofferenza emotiva e dei disturbi psichici ha una storia antica che parte con la cultura greca e arriva fino ai giorni nostri.
Nella seconda metà dell’Ottocento Jean Martin Charcot, fu il primo neurologo a riflettere sugli aspetti emotivi e i significati psicologici a fenomeni di interesse esclusivamente neurologico. Fu poi Sigmund Freud che dopo un breve periodo di lezioni con Charcot apprese l’utilizzo delle tecniche ipnotiche, che iniziò a sperimentare nel trattamento dei suoi primi pazienti. Teorizzò quindi il concetto di inconscio nella psicoanalisi e come questo avesse un ruolo nei processi psichici individuali, arrivando a sviluppare il modello psicoanalitico. Nei primi del Novecento iniziarono a fiorire anche altri indirizzi psicoterapeutici basati su diverse teorie e diversi presupposti metodologici e la psicoterapia continuò a crescere e a diffondersi in tutto il mondo.
Oggi se si valuta di iniziare un percorso psicologico si ha a disposizione un ventaglio molto ampio di approcci psicoterapici. Questa è una grande ricchezza ma può anche diventare difficile orientarsi per chi non è del settore. Come possiamo fare per chiarirci le idee?
Per capire meglio riportiamo la simpatica storia del Dodo, il curioso animale descritto da Lewis Caroll nel libro Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.
In uno dei capitoli del libro Alice incontra il Dodo e altri animali che ad un certo punto si ritrovano tutti bagnati. Si riuniscono allora in una specie di consiglio per capire come asciugarsi e il Dodo propone di fare quella che definisce una “gara elettorale”, traccia una pista di gara più o meno in circolo e poi tutti i partecipanti una volta sistemati cominciano a correre come vogliono. Quando si ritrovano completamente asciutti il Dodo dice a gran voce “La corsa è finita!” e tutti corrono verso di lui e chiedono chi avesse vinto la gara. Per rispondere a questa domanda il Dodo pensò molto e alla fine disse: “Tutti hanno vinto, e tutti devono essere premiati”.
Riportando questo racconto alla nostra riflessione il “Verdetto del Dodo”, termine ideato da Saul Rosenzweig nel 1936, presuppone che tutti i tipi di psicoterapia sono ugualmente efficaci, poiché l’efficacia probabilmente (ma il dibattito è ancora in corso) non è solo dipendente da uno specifico metodo ma da qualcosa di più generale che accomuna le diverse psicoterapie, come ad esempio la possibilità di parlare e confrontarsi con un professionista dei propri problemi.
Ad oggi non esiste un consenso sui fattori che determinano l’efficacia di un trattamento, che si basa probabilmente su un ventaglio di fattori specifici e aspecifici. Sappiamo di certo però che in psicoterapia, la relazione tra terapeuta e cliente diventa un fattore determinante. Il saper costruire una buona relazione che permetta di remare assieme verso un obiettivo condiviso, non è una cosa che avviene in automatico ma è frutto di una formazione continua, di esperienza e di un utilizzo adeguato degli strumenti terapeutici appresi.
Se considerassimo di per sé la relazione o il sentirsi bene a parlare con l’altro, unico fattore determinante per un cambiamento psicologico allora basterebbe confrontarsi con un amico.
Gli amici sono risorse importanti ma se desideriamo prenderci cura della nostra sofferenza emotiva è necessario rivolgersi ad un professionista adeguatamente formato. Il panorama di orientamenti psicologici è ampio ma prima di tutto dobbiamo assicurarci che il terapeuta abbia seguito una formazione prima come psicologo e poi come psicoterapeuta, in una scuola di formazione riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione. Dopo di che può comunque essere utile informarsi sul tipo di approccio psicoterapeutico e capire di cosa in particolare si occupa quello specifico professionista. Oppure possiamo utilizzare il primo colloquio psicologico proprio per ricavare queste informazioni.
Conoscere può aiutarci a scegliere con consapevolezza, in fondo in gioco c’è una cosa importante: il nostro benessere!
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