Il trauma che si tramanda
La trasmissione intergenerazionale del trauma. Cos’è e come avviene.
Da diversi anni gli psicologi si sono interessati al trauma e all’osservazione degli effetti che questo può avere sulle generazioni successive.
Il concetto di trauma intergenerazionale è stato riconosciuto per la prima volta intorno agli anni 60, quando gli psicologi hanno iniziato a studiare i figli e i nipoti delle persone sopravvissute all’Olocausto. Uno studio del 1988 ha scoperto che i nipoti dei sopravvissuti all’Olocausto erano più numerosi nei ricorsi alle cure psichiatriche. I ricercatori hanno teorizzato che in alcuni casi gli effetti del trauma possono essere quindi trasferiti da una generazione all’altra.
Questo fenomeno è anche conosciuto come trauma intergenerazionale.
Allontanandoci un po’ dalle circostanze traumatiche che hanno riguardato intere popolazioni e minoranze possiamo ritrovare le medesime dimensioni di vulnerabilità e fattori di rischio comuni nella trasmissione del trauma intrafamigliare.
Nei Servizi che si occupano di minori e delle loro famiglie, spesso nelle valutazioni che riguardano la genitorialità, emerge che gli stessi genitori hanno nella loro vita attraversato situazioni traumatiche, o comunque condizioni famigliari sfavorevoli che ne hanno compromesso un adeguato sviluppo psichico e relazionale.
La probabilità di trasmettere alle generazioni successive alcuni elementi del trauma da parte di questi genitori sono maggiori, in particolare nel primo anno e mezzo di vita del piccolo, periodo particolarmente importante per lo sviluppo del legame di attaccamento mamma-bambino.
Baradon e colleghi (2005) hanno individuato alcuni fattori di rischio di una genitorialità “sufficientemente buona” che possono essere così riassunte:
Questioni irrisolte del passato e del presente (relazioni con i propri genitori e conflitti intrafamigliari)
Traumi o lutti non elaborati (da parte dei genitori)
Imprevedibilità emotiva e comportamentale (incapacità di regolare le proprie emozioni e difese)
Strategie intervento controproducenti (intrusività, invischiamento, evitamento, frustrazione eccessiva)
Psicopatologia del genitore
Nelle situazioni più gravi il trauma subito dal genitore può portare lo stesso a perpetrare condizioni di trascuratezza, abuso e maltrattamento sul proprio figlio, innescando così il processo del trauma evolutivo. Questo tipo di trauma può avere ricadute importanti sia sul piano neurobiologico (Schore 2003) sia su quello psicologico, in quanto influisce sulle capacità di dare significati adeguati alle rappresentazioni che la persona ha di sé stessa e di sé nella relazione con gli altri.
In alcuni casi si parla di trauma complesso che si distingue dal singolo evento traumatico sulla base della pervasività e della natura dell’esperienza traumatica. Con questa espressione si fa riferimento all’esperienza di eventi traumatici multipli, cronici e ripetuti nel tempo, con esordio nella prima infanzia e di natura molto spesso interpersonale.
Quando pensiamo a storie infantili di trauma complesso, dobbiamo, quindi, rappresentarci scenari di maltrattamenti o abusi fisici, sessuali ed emotivi, di trascuratezza fisica, emotiva ed educativa, di separazioni molteplici dal caregiver o di violenza interpersonale ripetuta a cui i bambini hanno assistito.
Questi bambini, che un giorno diventeranno genitori a loro volta, porteranno con sé tracce delle esperienze sfavorevoli subite, le quali se non adeguatamente trattate, potrebbero innescare la trasmissione intergenerazionale del trauma.
Diviene dunque fondamentale prevenire tali situazioni, avendo prontezza nel riconoscere che tipo di figli si è stati prima di iniziare a pensarsi come genitore, al fine di riflettere o elaborare situazioni “traumatiche” non del tutto risolte che riguardano sia la vita passata che presente, in particolare quella che ha a che fare con le proprie relazioni più prossime.
Dott. Vincenzo Bruno
Psicologo Psicoterapeuta
Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris