“Tutto chiede salvezza”: recensione del libro scritto da Daniele Mencarelli
In questo breve articolo vorrei parlare del romanzo “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli.
Si tratta di un racconto autobiografico in cui l’autore racconta del ricovero in TSO in seguito ad un violento episodio di rabbia incontrollata.
Daniele si ritrova quindi in una stanza di un ospedale psichiatrico con altri cinque compagni, che sente tanto lontani quanto vicinissimi a lui.
Dopo la rabbia e lo spavento iniziale nel dover condividere la camera con altri cinque “matti”, Daniele inizia a riflettere su quanto quei suoi vicini di letto, per quanto strani e fuori dagli schemi, con il trascorrere dei giorni diventino le persone che sente più vicine, i suoi amici:
“Quei cinque pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia che qualche altra cosa che un giorno saprò nominare”.
I temi che riguardano la relazione, la presenza dell’altro, l’accettazione della propria condizione esistenziale e di quella dell’altra persona sono ricorrenti in ogni pagina del libro.
Daniele, così come gli altri pazienti, si fanno domande, riflettono, cercano di capire, grazie all’aiuto dei loro compagni, cosa li ha portati in quell’inferno maleodorante, che solo in pochi conoscono e possono capire.
Parlando di comprensione, Daniele si sofferma non solo sui suoi compagni di stanza ma anche sugli operatori sanitari, medici e infermieri. Tra questi riesce a delinearne le caratteristiche personali, a scrutare nelle loro vite private, rintracciandone la disponibilità a dar voce alle loro storie di “matti”, ad ascoltare con curiosità, o al contrario con noia, le loro tragiche vicende.
Altre parole Daniele le dedica alla malattia mentale, alla condizione a cui alcuni uomini sono destinati e con cui devono fare i conti probabilmente per tutta la vita. Quello che spaventa Daniele è che “La paura di impazzire è peggio della pazzia stessa”, questo pensiero richiede dunque una profonda riflessione.
Il ricovero permette al protagonista di mettersi a nudo, di mostrare chi è davvero, attraverso lo sguardo degli altri: “Forse, questi uomini con cui sto condividendo la stanza e una settimana della mia vita, nella loro apparenza dimessa, le povere cose di cui dispongono, forse loro malgrado tutte le differenze visibili e invisibili, sono la cosa più somigliante alla mia vera natura che mi sia mai capitato di incontrare”.
La lettura scorre veloce tra le pagine del libro, stuzzicando le nostre paure, i dispiaceri, lo spavento per le nostre vite e quelle degli altri, di conoscenti, di amici e parenti, di quelli che forse hanno provato, ma mai condiviso con noi esperienze simili, per vergogna, timore o rassegnazione.
Daniele chiede salvezza, “Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza”.
Buona lettura
Bibliografia
Tutto chiede salvezza, Daniele Mencarelli. Mondadori 2020
Dott. Vincenzo Bruno
Psicologo Psicoterapeuta
Centro di Psicologia e Psicoterapia Polaris
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